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brano
 
Tacito
Storie III, 77
 
originale
 
[77] Interim ad L. Vitellium servus Vergilii Capitonis perfugit pollicitusque, si praesidium acciperet, vacuam arcem traditurum, multa nocte cohortis expeditas summis montium iugis super caput hostium sistit: inde miles ad caedem magis quam ad pugnam decurrit. sternunt inermos aut arma capientis et quosdam somno excitos, cum tenebris, pavore, sonitu tubarum, clamore hostili turbarentur. pauci gladiatorum resistentes neque inulti cecidere: ceteri ad navis ruebant, ubi cuncta pari formidine implicabantur, permixtis paganis, quos nullo discrimine Vitelliani trucidabant. sex Liburnicae inter primum tumultum evasere, in quis praefectus classis Apollinaris; reliquae in litore captae, aut nimio ruentium onere pressas mare hausit. Iulianus ad L. Vitellium perductus et verberibus foedatus in ore eius iugulatur. fuere qui uxorem L. Vitellii Triariam incesserent, tamquam gladio militari cincta inter luctum cladisque expugnatae Tarracinae superbe saeveque egisset. ipse lauream gestae prospere rei ad fratrem misit, percontatus statim regredi se an perdomandae Campaniae insistere iuberet. quod salutare non modo partibus Vespasiani, sed rei publicae fuit. nam si recens victoria miles et super insitam pervicaciam secundis ferox Romam contendisset, haud parva mole certatum nec sine exitio urbis foret. quippe L. Vitellio quamvis infami inerat industria, nec virtutibus, ut boni, sed quo modo pessimus quisque, vitiis valebat.
 
traduzione
 
77. Intanto uno schiavo di Virgilio Capitone fugg? dalla citt? e, recatosi da Lucio Vitellio, gli promise di consegnargli, se gli fosse stata data una scorta di uomini, la rocca, sgombra di difensori. Nel pieno della notte, guida delle coorti leggere sulle alture sovrastanti la posizione dei nemici: da l? i soldati si lanciano, pi? che a un combattimento, a un massacro. Abbattono soldati senz'armi o a esse accorrenti, e alcuni appena desti, in una confusione di tenebre, panico, squilli di tromba e urla nemiche. Pochi gladiatori resistettero ma caddero, anche se non invendicati; gli altri si precipitarono alle navi, dove il panico e la confusione non erano da meno, anche perch? ai soldati si mescolavano gli abitanti del luogo, che i Vitelliani trucidavano senza distinzione. Approfittando della confusione dei primi momenti, sei navi liburniche riuscirono a fuggire con a bordo il comandante della flotta Apollinare; le altre furono o catturate sulla riva o, sprofondando sotto il carico eccessivo della massa di gente che vi si precipitava, inghiottite dal mare. Giuliano, condotto davanti a Lucio Vitellio, sub? la vergogna della fustigazione e venne sgozzato sotto i suoi occhi. Duri attacchi sub? il comportamento della moglie di Lucio Vitellio, Triaria, perch?, cinta di spada come un soldato, si era segnalata per gesti di crudelt? e superbia in mezzo al dolore e al massacro di Terracina espugnata. Quanto a Lucio Vitellio, sped? al fratello una lettera ornata d'alloro in segno di vittoria, chiedendo disposizioni, e cio? se tornare subito a Roma o continuare fino alla definitiva sottomissione di tutta la Campania. Questo indugio fu la salvezza non solo dei seguaci di Vespasiano, ma dello stato. Infatti se i soldati, reduci dalla recente vittoria e invasi dall'euforia del successo sommata alla loro naturale tendenza ad accanirsi nella violenza, avessero puntato su Roma, si sarebbe verificato uno scontro di non scarso rilievo, con la conseguente distruzione della citt?. Infatti Lucio Vitellio, per quanto spregevole, era un uomo efficiente e traeva la sua forza, non dalla virt?, come i buoni, bens?, come i perversi, dai vizi.
 

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